Gros d’Henry (nel passato).
L’origine del nome si fa risalire al re di Francia Enrico IV che, di passaggio in Piemonte all’inizio del 1600, ebbe occasione di apprezzarne le pregiate qualità.
Maturazione dell’uva:
media epoca.
Distribuzione geografica
Presente esclusivamente nel Pinerolese, soprattutto nella zona pedemontana. Raccomandato in provincia diTorino.
Foglia adulta:
di media grandezza, pentagonale, trilobata; lembo spesso e bolloso, di colore verde scuro con base delle nervature rossa; il profilo è piano o piegato a coppa; denti corti, a margini convessi, mucronati; seno peziolare chiuso, a U (più raramente a V).
Grappolo a maturità:
di medie dimensioni o medio-grande, piramidale, con 2-3 ali, generalmente spargolo, talora con vistosa acinellatura.
Acino: medio-grande, sferoidale, con buccia mediamente pruinosa, spessa, di colore blu-nero o blu-nero violetto; frequente la presenza di acini del tutto verdi.
Attitudini colturali ed enologiche
Il Doux d’Henry ha la particolarità di presentare fiori maschiosterili, con stami reflessi. Affinchè l’impollinazione avvenga normalmente è necessaria la presenza di piante di altri vitigni impollinatori. Quando questi sono presenti, la produttività è elevata o addirittura molto elevata, a seguito della produzione di un gran numero di grappolini fiorali (3 per ogni germoglio), anche se talvolta piccoli, e con scarsa probabilità di essere impollinati.
L’uva veniva un tempo più consumata allo stato fresco che vinificata. Oggi viene vinificato quasi in purezza (almeno 85% di uve del vitigno in oggetto) per la produzione del vino Pinerolese DOC Doux d’Henry, o insieme ad altre varietà, quando presente nei tradizionali vigneti plurivarietali.
Si deve a Anna Schneider, Stefano Raimondi e Franco Mannini, ricercatori dell’Istituto di Virologia Vegetale del CNR, l’analisi e la descrizione dei vitigni tradizionali piemontesi.
Fotografie gentilmente concesse della Scuola Malva-Arnaldi di Bibiana