Risale al 1266 d.c. la più antica documentazione scritta a livello italiano del famoso vitigno Nebbiolo, che lo colloca a Rivoli, sulla collina morenica della bassa Valsusa, con un’annotazione fatta da Cordero di Pamparato; tale pergamena è custodita presso l’Archivio di Stato, a Torino.
L’Archivio Storico Carron di San Tommaso, nel Comune di Buttigliera Alta, contiene un documento datato 1470 d.c. che testimonia la presenza di una quantità di “terre vineate” ai pendici della Sacra di San Michele, vigne sulla via dei Mareschi, “sulle fini del Monte Capretto da una parte e sui fini del Monte Cuneo sulla strada pubblica che va a Trana..” e sulle alture del castello di Avigliana.
In generale l’economia del settore vitivinicolo valsusino nel corso dei secoli ha alternato fasi di floridezza ad altre di crisi. Un altro testo significativo del ‘700 annovera Chiomonte1, tra i paesi di maggior pregio vitivinicolo al pari di Barolo, Barbaresco, Serralunga, Caluso, Carema e Lessona.
Una Statistica del 1836-37 relativa al Mandamento di Avigliana, Provincia di Susa riferisce che: ”la quantità delle piante di viti deve suddividersi come segue… 1/4 Freisa, 1/6 Grisa, 1/6 Nebbiolo, Barbere, 1/12 uve bianche e 1/3 altre uve comuni”. Nel 1847 Goffredo Casalis nel suo dizionario geografico- storico-statistico-commerciale annota che “nel comune di Reano si coltivano uve in qualche abbondanza e se ne vende una considerevole quantità.”
La viticoltura locale ha dato prova in diverse occasioni di essere tenace e con la loro volontà gli uomini hanno sfidato le difficili condizioni ambientali del territorio montano, in tante occasioni avverse quali sono stati l’avvento della fillossera, i conflitti mondiali e l’industrializzazione che ha letteralmente svuotato le campagne.
La Valle di Susa è caratterizzata da un fondovalle verdeggiante circondato da montagne imponenti (dal Rocciamelone al massiccio Ambin), numerosi sono i valichi alpini importanti dal punto di vista storico e culturale, primi tra tutti il Moncenisio e il Monginevro. E’ così che la città di Susa, grazie alla sua posizione strategica al centro della valle, ha da sempre rappresentato nel corso della storia un punto di riferimento politico, culturale e spirituale. Capitale del regno dei Cozii, diviene poi Segusium in seguito alla dominazione romana, di cui ci sono resti diffusi in tutta la città a partire dall’Arco di Augusto, l’acquedotto, l’arena. Nel periodo medievale vede sorgere diversi complessi monumentali, seguiti dalle fortificazioni del XVIII secolo. La città è dominata dal castello della Marchesa Adelaide di Savoia, nel centro storico il complesso della Cattedrale di San Giusto che si inserisce tra le mura e il foro romano. Oggi Susa continua ad esse un crocevia per gli itinerari transalpini Italia-Francia e le sue vie sono ricche di hotel charmant e locali turistici.
Valsusa Rosso
Valsusa Baratuciat
Valsusa Avanà
Valsusa Becuet
Nel 1997 nasce la Denominazione di Origine Controllata Valsusa,
A riconoscimento di chi ha investito la propria vita in vigneti che s’inerpicano sino alle maggiori altitudini di tutto l’arco alpino, spingendosi talora oltre i mille metri.
Dal 2019, alla denominazione di origine controllata “Valsusa”, si è aggiunto un bianco il Baratuciat. La prima prova scritta della sua presenza nell’area compresa tra la Bassa Valle di Susa e la pianura limitrofa è rappresentata da un documento inserito nel fascicolo VIII del Bullettino Ampelografico Di Rovasenda, 1877, dove viene citato un vitigno indicato come Berlon ‘d ciat bianco, presente in piccole proporzioni nel comune di Villarbasse.
Recentemente un gruppo di produttori della bassa Valsusa e adiacente Valsangone si è concentrato sul recupero di questo raro vitigno autoctono e su altri vitigni storici la cui produzione locale è radicata e ben documentata nella storia di queste valli.
Scopri l’itinerario della Valsusa
Vitigni storici e viticultura eroica, piccoli borghi montani, vigneti alpini, castelli e fortezze, vino del ghiaccio.
FEASR: Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale:
l’Europa investe nelle zone rurali Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 - Sottomisura 16.4